Il commento di Federico

Il raggiungimento di un vecchio sogno.

Quando una decina di anni fa incominciai a correre con costanza mi capitò una rivista in mano con la pubblicità della 100 Km del Sahara. Subito dissi a mia moglie che sarebbe stato un sogno poterla correre e da allora è rimasto tale.
Poi come regalo per il mio cinquantesimo compleanno mia moglie mi ha detto che mii regalava il Sahara: «allenati e fallo». Non ci potevo credere e ora … tutto si è avverato.
Sono partito, l’ho fatta e sono tornato a casa.
Ora mi fermo e rifletto, rivivo tutti i momenti, il faticoso allenamento, il primo tentativo in Namibia (saltato per non aver raggiunto il numero di partecipanti), l’attentato in Tunisia, l’ansia che potesse saltare, la bella notizia dello spostamento in Senegal grazie alla grande professionalità di zito e dei suoi boys e poi il treno che mi doveva portare a Firenze soppresso e infine … il SENEGAL.
Che momenti, che emozioni, che compagni e che organizzazione. Tutto bello, tutto speciale.
Quand’ero piccolo odiavo la sabbia e ho sempre scelto di andare in posti di mare con gli scogli. Ora la sabbia mi è diventata amica, sempre presente: nei vestiti, nel letto e nel mangiare.
Insieme alla nostra stupenda guida Sole, c’era un’altra persona, di cui non ricordo il nome, che quando gli chiedevi qualcosa ti rispondeva: «noi siamo qui per voi» e io rispondevo «e noi siamo qui CON VOI».
Ecco, correre in Senegal è stato correre con i senegalesi, sempre in mezzo a loro.
In mezzo ai bambini che chiedevano un contatto con la mano, un «bon bon» o un «cadeaux», in mezzo agli uomini sempre sorridenti e alle donne belle ed eleganti che camminavano nelle strade sporche come se stessero facendo una sfilata di moda a Milano.
Il caldo ci ha tolto il respiro ma forse ce l’ha tolto anche il paesaggio, il profumo e il sapore dell’Africa.
Oggi sono a casa, al lavoro mi prendono in giro dicendomi che ora soffrirò il mal d’Africa.
Può darsi che la serenità con cui sto vivendo questi momenti sia mal d’Africa, ma io sento anche la mancanza dei miei compagni di viaggio e non faccio differenze tra quelli che gareggiavano e gli organizzatori perché eravamo tutti insieme.
Faccio fatica a ricordare i nomi ma non dimentico le facce e i momenti. 
Il tedesco e l’israeliano che capitati in stanza insieme sono diventati inseparabili.
Il mio compagno di stanza che dopo aver dormito sempre insieme siamo diventati una coppia di fatto.
La bella e dolce signora svizzera che si sforzava di parlare italiano.
Il gruppo di parmigiani.
Il simpaticissimo spagnolo 😉
I compagni di viaggio da Roma: Monica, Giuseppe e il mitico Piero.
I due di Roma che non sono riuscito a staccare nella terza tappa e che me li ha fatti conoscere meglio.
Carlo con cui ho fatto la quarta tappa fino all’arrivo mano nella mano (io avevo proposto anche di sculettare un po’).
Davide e Claudio che dopo i primi due giorni di distacco si sono rivelati persone simpatiche e alla mano.
Il gruppo dei camminatori che ho spesso invidiato perché potevano godersi il paesaggio senza l’ansia della corsa che nelle ultime tappe, facendoli partire prima, abbiamo potuto incontrare e con cui abbiamo potuto scambiare due parole anche in corsa. 
Infine Cinzia … sapessi Cinzia che balzo che hai fatto fare al mio cuore quando mi hai chiamato con quel nomignolo, era quello che usava sempre mia mamma.
Per terminare passiamo alle cose che non hanno funzionato nell’organizzazione.
Una sola: Adriano in tutte le maratone e ultramaratone che ho fatto, all’arrivo c’è sempre stata una bella ragazza che mi metteva la medaglia al collo. Tu ci hai messo un bruttone con la barba … ma si può???? Meno male che la maglietta me l’ha data la dottoressa 😛
Un saluto a tutti e mi scuso con quelli che non ho citato ma ora sono pervaso dalle immagini che mi si ripropongono vertiginosamente nella mente. Col tempo metterò a fuoco tutti perché tutti hanno dato il loro contributo a rendere il mio sogno memorabile.

P.S. Un grazie speciale a Sole che ci ha raccontato un sacco di cose del Senegal, ma sopratutto dell’animo senegalese.
P.S.1 Un grazie specialissimo a mio moglie che mi ha fatto il più bel regalo che potesse farmi.

Federico Cocciolo