Emozioni e solidarietà.

La 100 km del Sahara è una corsa in ambiente desertico su una distanza di circa 100 km. La gara ha in sé tutti gli ingredienti necessari per esercitare il fascino dell’estremo ed esaltare lo spirito di competizione. Arrivare fino alla fine è una sfida sportiva impegnativa.

Ecco i commenti di Cristiana, Daniela e Monica

Tre amiche e 100 km nel Sahara per il Sud Sudan
Pensieri, emozioni e sensazioni dopo la gara dalle nostre runners solidali

La 100 km del Sahara è una corsa in ambiente desertico su una distanza di circa 100 km. La gara ha in sé tutti gli ingredienti necessari per esercitare il fascino dell’estremo ed esaltare lo spirito di competizione. Arrivare fino alla fine è una sfida sportiva impegnativa. 
Cristiana, Daniela e Monica l’hanno affrontata con un’ulteriore sfida da raggiungere: hanno scelto di correre per il Sud Sudan, una terra dagli orizzonti infiniti, dove la vita è preziosa ed effimera.
Hanno corso per gli ultimi, quelli che ogni giorno combattono contro la fame, le malattie, le violenze di ogni genere, e sono costretti a vivere in condizioni che hanno poco di umano.
Hanno vinto la loro sfida sportiva arrivando fino in fondo con ottimi risultati, ma la loro sfida solidale è ancora aperta e tutti possiamo contribuire!

link alla pagina «3 amiche x 100 km per il Sud Sudan» di Rete del Dono QUI

Ecco qualche impressione post gara dalle nostre runners:

Cristiana Lo Nigro:
Ho deciso di partecipare alla 100 Km nel deserto tunisino spinta dal bisogno di scoprire risorse sopite, voglia di mettermi alla prova, verificare corpo e psiche in situazioni limite, in cui puoi contare solo su te stessa… 
Soprattutto per raggiungere un obiettivo di solidarietà: raccogliere fondi per il Comitato Collaborazione Medica, attraverso la Rete del Dono.
Il deserto del Sahara mi ha accolto e mi ha concesso di respirare la sua magia, di incamerare emozioni e sensazioni indescrivibili: spettacoli grandiosi, spazi immensi, il sole che batte forte su dune di sabbia leggera, meraviglia, forse terrore dell’infinito, il dilatarsi del tempo, l’infinito presente di ogni istante. 
E l’intensità dei colori, l’azzurro del cielo, le folate del vento che ti vanno volare, i silenzi infiniti. Un mare di sabbia che ti sfiora il viso e si infila ovunque, abiti, scarpe e calze comprese.
E ancora: i chilometri di sabbia in notturna, le chiacchiere attorno al fuoco, la condivisione delle esperienze con le persone che ho incontrato, il sonno che ti ristora sotto le tende berbere. 
Giorni intensi ricolmi di vita, che non potrò dimenticare. Come restare indifferenti davanti a una espressione della natura così imponente come il deserto. Ti prende subito, lo senti nella testa, nel cuore, nei muscoli. Sei sola con lui e ti ritrovi. Diventi parte di una immensa vastità che ti aspetta ad ogni risveglio. 
La fatica è stata ripagata pienamente. Potrebbe far ridere, ma non ho trovato nessuna difficoltà, non mi interessava il risultato, che pure c’è stato e mi ha fatto molto piacere, ma solo portare a termine l’impresa con le mie amiche Daniela e Monica. Idealmente hanno corso con noi gli ultimi, quelli che ogni giorno combattono contro fame, malattie, violenze e soprusi di ogni genere. Quelli tra i quali ritornerò a novembre, in Sud Sudan, paese lacerato dalla più lunga e cruenta guerra africana, responsabile di arretratezza e povertà senza pari, che si ripercuote soprattutto sui più deboli, sulle mamme e sui bambini.
Questa sarà la vera sfida, ma il deserto con la sua esperienza estrema mi ha corroborato e ha rafforzato la mia decisione di correre sempre con gli ultimi, di mettermi al loro servizio sia pure per un tempo limitato.

Monica Sartore:
La 100km del Sahara è stata e resterà un’esperienza indimenticabile. Da un lato per la competizione che mi ero prefissata di finire, una grande sfida per me che non amo la pianura. Una grande fatica ripagata dal senso di infinito e di libertà che il deserto ti regala. Poi c’è il lato della condivisione con il gruppo e soprattutto con Cristiana e Daniela, un fattore molto importante perché lì sei fuori dai canoni della vita di tutti i giorni e per qualche strano fattore anche l’assenza di confort a cui siamo abituati diventa un valore aggiunto. La gara è stata lunga, dura, faticosa ma il nostro impegno era di portarla a termine per una giusta causa. E così è stato! Siamo tutte e tre molto soddisfatte!

Daniela Rubini:
Ho partecipato in qualità di camminatrice con la mia disciplina: il nordic walking. Esperienza che non dimenticherò. A distanza di giorni le emozioni che ho provato lungo il cammino in questo percorso così estremo e affascinante riaffiorano continuamente. Mi porto nel cuore tutto ciò che ho visto e sperimentato e soprattutto le persone. Tutte le persone che ho incontrato, dai partecipanti allo staff, sono state speciali. Un clima di grande solidarietà e accoglienza non mi ha fatto sentire la mancanza del mio gruppo di camminatori. Ho partecipato alla competizione a ridosso di un importante infortunio. Temevo molto la difficoltà della sabbia e delle dune. Ma la carica è l’energia che si respirava mi ha fatto dimenticare il mio limite momentaneo e tutto è andato bene. Ho capito che anche per noi walkers la competizione può e deve mettere in risalto le nostre doti atletiche. Spero per il futuro una classifica anche per noi. Le mie compagne di viaggio Monica e Cristiana sono state straordinarie. Orgogliosa soprattutto per la causa umanitaria per la quale abbiamo dedicato le fatiche di questa meravigliosa esperienza. Grazie di cuore a tutti.

L’impegno di CCM in Sud Sudan

Il Sud Sudan è uno dei Paesi più poveri al mondo: i suoi abitanti vivono soprattutto di agricoltura su territori prevalentemente desertici, il tasso di analfabetismo è elevato, la mortalità legata al parto altissima e la situazione sanitaria precaria. Dopo un conflitto durato oltre 20 anni, che ha causato più di due milioni di morti e quattro milioni di sfollati, ha ottenuto l’indipendenza dal Sudan nel 2011. Ma a causa di conflitti etnici e per l’accesso alle risorse (il petrolio in particolare) nel dicembre 2013 è iniziata una guerra civile molto violenta che non si è mai fermata. A livello sanitario, il Paese dipende totalmente dall’aiuto internazionale: l’80% delle strutture sanitarie funziona grazie al supporto della cooperazione.

Il Comitato Collaborazione Medica – CCM è in Sud Sudan dal 1983 per migliorare la qualità e aumentare l’accesso ai servizi sanitari, formando gli operatori e sensibilizzando le comunità. Ha realizzato a oggi più di 100 progetti nelle aree rurali del Sud Sudan. Attualmente opera nell’area di Greater Tonj e nello stato di Twic, supportando 3 ospedali e 21 strutture sanitarie di primo livello (centri di salute e dispensari). Il CCM è inoltre impegnato nel contrasto alla malnutrizione, particolarmente diffusa fra i bambini sotto i 5 anni e le donne in gravidanza e allattamento.

Per portare avanti i propri progetti il CCM si avvale di donatori istituzionali, ma anche del contributo di sostenitori privati e volontari che si impegnano in Italia e all’estero. Tra questi c’è Cristiana Lo Nigro, biologa cuneese che dal 2008 partecipa a missioni di volontariato del CCM, per formare il personale locale e organizzare laboratori essenziali presso gli ospedali rurali del Sud Sudan.
A novembre Cristiana partirà per Tonj, convinta come sempre che sia necessario impegnarsi in prima persona per promuovere il diritto alla salute nei paesi del sud del mondo, consapevoli delle mille difficoltà che si incontrano. E con la stessa convinzione Cristiana ha coinvolto due amiche, Daniela Rubini (collega infermiera al Santa Croce e Carle di Cuneo) e Monica Sartore (ristoratrice, proprietaria del Vecchio Camino di Manta) in un’impresa particolare, una sfida sportiva e solidale: correre insieme 100 km nel deserto del Sahara e raccogliere fondi per il Sud Sudan.

Dona ora per il Sud Sudan!